Riflessioni per la nostra comunità scolastica

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Care ragazze e cari ragazzi, gentili famiglie e personale della scuola, questa non è una circolare ma un documento condiviso da tutti i componenti del Consiglio di Istituto della nostra scuola che, sull'onda delle emozioni fortissime generate in ognuno di noi dalle parole del papà di Giulia Cecchettin al funerale della figlia, vuole portare l'attenzione di tutta la nostra Comunità scolastica a soffermarsi ancora una volta a riflettere e ad imparare. La scuola è il posto dove si impara, sempre e comunque, più che in ogni altro luogo e anche dalle situazioni peggiori, come quella terribile in cui si sono ritrovati Giulia, i suoi cari ma anche tutti noi.

Questa terribile vicenda e la reazione della famiglia di Giulia sono, per tutti, motivo di riflessione, a partire soprattutto dalle meditate e illuminanti parole del papà di Giulia, Gino Cecchettin, al funerale della figlia. Parole evidentemente scritte con la forza dell'amore e con il coraggio della ragione, e con la ferma speranza che il martirio di Giulia possa non essere inutile.

Le sue parole sono vere e proprie pesanti "pietre" e le parole di questo padre che ha perso la figlia in questo modo terribile hanno lo spessore e la profondità per esserlo, perché le parole possono essere pietre, capaci di segnare per sempre l'esistenza di ciascuno di noi.

In un mondo in cui voi ragazze e ragazzi ricevete stimoli continui a dare poca importanza alle parole, a fermarvi ai soli titoli e/o alle apparenze, al superficiale/fugace/futile; a prestare attenzione e concentrazione per il solo momento (o per le brevi righe) di un post sui social network; in questo tempo in cui la scuola fatica tanto a rendevi protagonisti nei vostri percorsi formativi, ancor più negli approfondimenti che richiedono sforzo, tempo, concentrazione e capacità di conoscere le parole per dare loro il giusto peso, ecco che le parole di un padre che ha vissuto, e vivrà per tutta la sua vita, un dolore incomparabile, hanno colpito tutti noi, in particolare tutti i componenti del nostro Consiglio di Istituto e per questo, insieme, vogliamo portarle alla attenzione ed alla riflessione di tutti noi.

Da parte nostra, da parte dell'intero Consiglio di Istituto, l'invito a che queste parole siano di stimolo per dibattiti e riflessioni nelle nostre famiglie e nelle nostre aule, sia durante le assemblee sia durante le lezioni, con un pensiero ampio che spazi a tutta l'intera situazione ed arrivi ad approfondire le responsabilità di ciascuno di noi, fino anche a raggiungere e soffermarsi a riflettere sulla condizione di Filippo, l'autore e la causa di tanto dolore, e ragionare sulla possibilità che forse qualcuno intorno a lui, fornendogli i giusti strumenti di lettura della realtà, avrebbe potuto fermare in tempo la sua mente e le sue mani.

Capire, ragionando con i propri genitori e docenti, compagni di scuola e amici, cosa abbia portato un ragazzo così giovane, non un mostro, non un reietto/alienato/folle, ma il ''figlio sano di una società patriarcale", a compiere un delitto così efferato, servirà certamente a dotare ogni ragazza/o del nostro Istituto di quegli anticorpi culturali e di pensiero perché ciascuna/o di esse/i migliori i propri strumenti per prevenire o almeno per saper gestire la complessità, gli insuccessi, i fallimenti, i rifiuti, la solitudine, ecc ...

In questo senso la conoscenza e le esperienze che la scuola può offrire alle nostre/i ragazze/i possono essere i fondamenti perché non ci sia più nessun ragazzo/uomo così disperato (perché questo tipo di disperazione trova fondamento nell'ignoranza, intesa come non conoscenza degli strumenti minimi per gestire queste criticità emotive e non solo) da arrivare a tanto. Perché la società, noi tutti, riusciamo ad intervenire prima, riusciamo a stroncare il male prima che nasca e che si nutra e cresca in quella ignoranza.

La società in generale, la sua famiglia certamente, ma anche la scuola, avrebbero dovuto mettere quel ragazzo, anche se così giovane, nelle condizioni di avere massima consapevolezza, riconoscere e fermare la propria mancanza di equilibrio e darsi gli strumenti per raggiungere una maturità "vera" e non solo quella di natura "cronologico-temporale", legata alla età.

Giulia sapeva imparare, aveva imparato e sapeva trarre il meglio dalla vita, il suo assassino no.

La Presidente del Consiglio di Istituto, insieme con la componente studenti, genitori, docenti, personale non docente della scuola, ed il Dirigente Scolastico.

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